Europei, l’Italia di Spalletti è quasi pronta: «Noi campioni in carica? Uno stimolo»

«La lista è pronta all''80%. Scamacca? Certo se continua a giocare così...». Zaniolo è ko

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di Alessandro Angeloni
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Mercoledì 15 Maggio 2024, 05:55

Lunedì o martedì il ct della Nazionale, Luciano Spalletti, comunicherà la prima lista per Euro 2024 (ritiro a Coverciano, dal 31). Saranno più o meno una trentina di giocatori, con qualche riserva allertata, non si sa mai. Dopo l’amichevole contro la Turchia a Bologna, prevista per il 4 giugno (non saranno presenti coloro che scenderanno in campo due giorni prima nel recupero tra Atalanta e Fiorentina), si tirerà una somma e usciranno i 26 definitivi per l’avventura in Germania, dove l’Italia è chiamata a difendere il titolo di campione d’Europa conquistato a Wembley nel 2021. Luciano Spalletti, presente ieri alla “Lanterna di Roma” per l’avvio del canale della Figc, è apparso sufficientemente rilassato: manca un mese al via dell’avventura azzurra e l’organico è quasi al completo. Quasi. «Per l’ottanta per cento, le convocazioni sono fatte. Ora sta al venti dimostrare di voler entrare...», dice.

LE PAROLE CHIAVE

Subito una brutta notizia: Zaniolo salta l’Europeo, dopo la microfrattura subita al piede sinistro nell’ultima gara in Premier. E già aveva dovuto saltare Euro 2020 perché reduce dalla rottura del crociato. Si riaprono le porte per i vari Politano, Orsolini, Kean, El Shaarawy e Zaccagni. Spalletti parla di «appartenenza e di italianità», di «equilibrio», di «mescolare i principi tecnico tattici del passato con quelli moderni, inserendo in campo idee diverse». Il famoso calcio fluido. La difesa tre, a quattro, ma dentro devono essere i giocatori gli abili interpreti. E qui veniamo al nodo, che forse non lo è più: Gianluca Scamacca. La punizione per comportamenti non in linea con le regole spallettiane, deve avergli fatto bene. «Se gioca così è difficile... (non finisfe la frase ma intende “lasciarlo fuori”, ndr). Lui ora è un po’ nell’ottanta per cento dei sicuri e un po’ nel venti degli incerti. Ma va ricordato che gli ho fatto giocare pure partite importanti. Qualcuno ogni tanto può pensare che si dipenda da lui. Ma si dipende dalla disponibilità collettiva.

Quando ho dovuto prendere delle decisioni, che magari fuori non erano condivise, abbiamo fatto il risultato che dovevamo fare. Io vinco se riesco a creare una squadra, un gruppo. Non voglio essere amico di un giocatore solo se gli do la maglia della Nazionale. Siamo pronti ad abbracciare quel venti per cento che vuole stare dentro. Noi dobbiamo essere all’altezza della situazione e questo si percepisce e io non vedo l’ora di provare certe emozioni». E torna su vecchi principi. «La maglia azzurra non si veste per due ore ma per ventiquattro di tutti i giorni, anzi due di straordinario, facciamo ventisei». Arriva poche ore dopo la risposta politicamente corretta di Scamacca, concentrato sul finale di stagione dell’Atalanta. «Le parole di Spalletti fanno piacere, sono da stimolo per continuare a fare bene, il mio obiettivo ora è raggiungere traguardi storici». Si va in Germania con un solo obiettivo di squadra, andare avanti il più possibile. Del resto, questa, è la Nazionale - ormai per pochi azzurri - che detiene la Coppa. «Essere campioni in carica è uno stimolo, anche chi ha vinto nel 2021 non era la più forte sulla carta. Poi, come dice Gravina, è diventata una squadra speciale. Noi dobbiamo mostrare ai tifosi che davanti non hanno bambini viziati, ma professionisti serissimi».

IL MESSAGGIO AGLI ITALIANI

Ed ecco il messaggio, scritto dal tecnico stesso, che ci arriva: è diretto agli italiani. «Non vedo l'ora di vivere e di condividere questa esperienza degli europei con tutti gli italiani. Non vedo l'ora di trasmettere ai miei giocatori la stessa emozione, la stessa passione. Qualunque sarà il risultato voglio che gli italiani siano fieri di noi, vogliamo essere un esempio positivo di appartenenza e di italianità. Questo Paese ne ha bisogno e vogliamo dimostrare di esserne consapevoli, vogliamo mostrarci all'altezza, al di là di come il pallone traccerà le nostre storie e i nostri destini. "Siamo orgogliosi di voi”. È il più bell’attestato che aspiriamo a ricevere al nostro ritorno».

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